Treno della Memoria 2023. Diario di viaggio

Le toccanti parole dello studente Antonio Fiore. Un reportage profondo e convolgente.

Sono le 6 del mattino del 26 gennaio 2023, è buio fuori e la strada è circa un’ora e mezza da Cracovia.
Arriviamo ad Auschwitz.
Abbiamo la guida più brava dei campi – ci dicono gli educatori – perché siamo un bel gruppo e ce lo siamo meritati.
Si percepisce subito che qui l’aria è diversa ma nessun odore, nessuna spossatezza.
Sembra quasi di sentire ancora l’urlo delle madri di Auschwitz, che hanno visto i propri figli soffrire e poi morire, anche tenendoli tra le braccia nelle camere a gas piene di graffi nei suoi muri.
Un urlo potente è fatto esplodere all’interno dei nostri corpi; poi… il silenzio, il nulla, il vuoto. Non si è più in grado di pensare, di parlare, difronte a tale orrore che l’umanità è stata in grado di compiere.
La guida ci spiega, partendo da molto lontano come l’umanità sia arrivata ad Auschwitz… Il campo, infatti, è stata solo la soluzione finale. Bisogna, invece, demonizzare gli esseri umani che per anni l’hanno lucidamente progettato e perpetrato: l’uomo è capace di prendere come verità una meschina menzogna e tacitamente viverla senza neppure accorgersene. Bisogna parlare, sempre, contro ogni minima forma di sopruso, soggiogo, dignità violata, mai tacere!
Per ultimo, abbiamo commemorato a Birkenau le 6 milioni di vittime ebree dell’Olocausto, per dare di nuovo un nome ad un numero, per dare un conforto a chi non lo ha avuto nei campi di Auschwitz e Birkenau.
Il grembo da cui nacque è ancora fecondo.
Chi salva una vita, salva un mondo intero.